Sinossi
Ed Warner accetta la sfida della narrativa con questo nuovo progetto. Partendo dall’osservazione del contemporaneo, uno stock di storie: alcune vere, altre verosimili, ma anche surreali, immagazzinate nel corso degli anni. L’ambizione di questa raccolta è di offrire stimoli alla riflessione, piuttosto che risposte; punti di vista, invece che certezze. A fare da sfondo e collante, le molteplici contraddizioni della contemporaneità, percepite e selezionate dall’autore per la loro rilevanza, nel tentativo di tracciare un affresco della nostra realtà. Attraverso un linguaggio privo di fronzoli ed immediato, la richiesta di uno sforzo per il lettore nel ricevere questi spunti, per poi immagazzinarne la rielaborazione e renderla parte di un inventario condiviso. Dagli scaffali della memoria, alla parola letta, alla vicinanza, a tratti confusa, ma necessaria, di ogni singolo percorso.
Anteprima
KARMA
(VIAGGIATORE SOLITARIO)
Ho lasciato due dita di birra, nel bicchiere, non è un comportamento che mi riconosca, ma il treno stava per partire.
Per la fretta avevo quasi dimenticato quel cappello, rubato ad un lupetto nell’ ostello di Amsterdam, e che a me calzava a pennello.
Dovrebbero togliere i gradi a quei boyscout che fingono di visitare l’Olanda per interesse culturale, per poi finire a rinchiudersi nei coffe-shop, a drogarsi d’ipocrisia. Avevo badato a togliergli almeno quel cappello dalle falde larghe e con una vezzosa corda a penzolare.
Una mia personale interpretazione del senso di giustizia.
Non meritava di tenerselo lui!
Mi avrebbe accompagnato verso la Germania, la mia prossima destinazione.
Dopo Spagna, Portogallo, Francia ed Olanda mi sembrava la meta più naturale da perseguire.
Io ad Amsterdam c’ero andato per fumare, ma poi ho conosciuto Ingrid in un pub vicino alla stazione.
Bella come solo le olandesi di vent’anni possono essere, gli occhi azzurro cielo ed i capelli rossi e mossi ad incorniciare adorabili lentiggini.
Sembrava irlandese.
Mi persi subito nel suo sguardo.
Rossa e lentigginosa mi ricordava Dublino.
Eppure non ero in Irlanda. Non ancora, per lo meno.
Ramingo nei suoi occhi, mi sarei potuto svegliare in qualsiasi altra città.
Durante il lavoro, si aggirava leggiadra portandosi dietro le occhiate dei clienti ad implorare riguardo, per la loro sete d’attenzione.
Per tre sere rimasi ammutolito ad osservarla danzare tra i tavoli del locale.
La quarta notte comandai un po’ d’amore e me lo portò.
Rimasi sveglio nel lasciarla dormire.
Affascinato, cercai di unire con una linea immaginaria le efelidi che punteggiavano il suo viso.
Dovevo andarmene, oppure non mi sarei più mosso da quel letto. Una dicotomia palpabile, stridente rispetto alla pace di quei momenti condivisi.
Mi sentii un ladro, mentre uscivo dal suo appartamento.
Fu per quella colpa, che decisi di rendere il cappello al legittimo proprietario.
Una sola azione riprovevole per città, non di più.
Non volevo fare preferenze.
Mantenere l’equilibrio, un dovere immanente.
All’ostello, nessuna traccia del lupetto che aveva condiviso la mia stessa camerata. Se ne era già andato.
Presi la mia roba e quel cappello che, ormai, non volevo più.
Il treno era pronto alla partenza. Avevo cercato un posto isolato dove sedermi.
All’ultimo minuto, sentii aprire la porta del mio scompartimento. Presi a maledire quella nuova presenza che avrebbe disturbato la mia lettura della guida turistica della Germania.
Osservai entrare sbigottito una splendida ragazza dai capelli corvini e la pelle ambrata che rimandava odori mediterranei.
Nella mente l’immagine di limoni e fichi d’india nella campagna assolata.
Sembrava Greca. Una Dea greca depositaria del nome Kirsten e nata a Stoccarda. A complicare ulteriormente la mia allergia per i confini e le convenzioni.
Stavo andando nel cuore dell’Europa, ed i suoi occhi mi ragionavano di solleone.
Il viaggio divenne veloce e piacevole.
Arrivammo a Berlino ancora rapiti dal nostro spontaneo dialogare.
I suoi occhi promettevano istanti comuni.
Scesi dal treno quasi a malincuore.
Kirsten mi lasciò in mano un foglietto con il suo numero di telefono.
La guardai nella vigilia di un bacio.
Eppure non si sfiorarono le nostre labbra.
Mi tolsi il cappello, e glielo regalai.
Era il mio addio.
Uscendo dal binario gettai il foglietto, seppur a malincuore.
Non avrei corso rischi in Germania, solo lasciandomela prontamente alle spalle.
Acquistai un biglietto per Copenaghen.
Karen aveva riequilibrato il mio Karma.
Il mio primo brindisi, in Danimarca, le spettava di diritto.