Io sono pronto

Il lieto fine sul palcoscenico della vita

“È solo la mente ad essere vulnerabile alle paure ed al dolore. Governando la mente con le tecniche di meditazione del corpo e del respiro ci si allena ad essere nel tempo presente, dove non si fanno e non si hanno pensieri né buoni né cattivi, semplicemente si sta.”


 

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Prezzo: 15,00 (Iva Inclusa)

Disponibile

Dettaglio

Obiettivo Campagna

50 Copie

Termine Campagna

29 ottobre 2024

Consegna Prevista

Novembre 2024

Info Autore

Walter Orioli

Walter Orioli

Psicologo del benessere e studioso di teatro in funzione terapeutica, è stato tra i primi in Italia a occuparsi dell’argomento.
Direttore della Scuola di formazione in Teatroterapia, ha fondato la Federazione Italiana Teatroterapia e curato numerose pubblicazioni tra le quali: "Tearoterapia", Gagio Edizioni, "Far teatro per capirsi", Gagliano Edizioni; "Teoria e pratica della teatroterapia", Red; "Teatro come terapia", Macro Edizioni (ora in ebook), "Dal teatro alle artiterapie", a cura dell’Associazione Politeama.
Da sempre lavora con i vari linguaggi dell’arte: scrittura, teatro, pittura, percezione. Ultimamente ha pubblicato tre libri sulla walking therapy, la camminata che procura benefici per il corpo e la mente: Passo dopo passo, Edizioni Sonda; Cammina che ti passa, Gagliano Edizioni; Camminare verso Santiago de Compostela, Priuli & Verlucca. Nell’ambito della Psicologia del Benessere quest’ultima pubblicazione affronta e smitizzare il tabù della morte.

Sinossi

Leggendo questo libro arriveremo a sancire che nella morte non c’è proprio nulla di triste, non più di quanto c’è nella vita. Nonostante la principale ossessione dell’essere umano sia la morte, su di essa non c’è nessuna verità certa, l’unica verità è che essa fa crollare ogni certezza e quindi ci libera dagli schemi fissi con cui siamo soliti interpretare il mondo.
Oggi molte persone non vogliono sentire parlare della morte, anche perché si sono smarrite molte risposte che in passato venivano date dalla religione e dalla ritualità popolare.
Riflettere e scrivere su come declinare l’evento finale sembra un “lavoro sporco”. Ma lavoro sporco non è, visto che capiterà a tutti di passare su quel palcoscenico, meglio prepararsi e allenarsi a “recitare” la nostra parte. Potremmo scoprire che in verità quel momento potrebbe svelarci il segreto della vita, il germe della vita.
La morte può essere un vero incontro sorprendente, un’esperienza di vitale importanza proprio come la nascita.
Per Orioli i momenti nei quali all’improvviso giunge il pensiero di lasciare, prima o poi, questo mondo, sono proprio quelli in cui godere di più della vita, di ogni momento, come dono del cielo, inno alla gioia.
“Sai quando mi succede? Quando sono estremamente felice, è allora che il fato mi sembra una buona cosa. Un limite da accettare senza per questo sentirsi dominato o schiacciato da esso, anzi è proprio la finitezza che mi aiuta a risvegliarmi dal letargo spingendomi verso la scoperta di me stesso.”

Anteprima

Un fenomeno a dir poco universale

Oggi è sabato, come tutti i giorni è pieno di semplici meraviglie, di leggerezza e trasparenza. Inizio con energia la giornata e la termino assaporando la stanchezza, vado verso il mondo dei sogni, mi abbandono ed entro in un’altra dimensione. Immagino che sia come morire. Vorrei che ogni giorno, ogni notte, sia come partire per un viaggio nell’ignoto, e ogni mattino sia un arrivo nel conosciuto. Tanti giorni abbiamo vissuto e tante notti siamo morti.

Apro la finestra e guardo il cielo, gli alberi, i prati. Nella mia vita non ho mai messo tende alle finestre, voglio vedere cosa c’è nel presente che è già futuro.

L’esistere è già un continuo sforzo di essere presenti a se stessi e nel medesimo tempo un momento di fragilità esistenziale. Questo perché nella vita è già compresa la morte come condizione della vita. Ogni giorno è da considerare un ciclo di vita anche delle cellule. La moderna ricerca cellulare mostra che quasi tutte le cellule umane si rigenerano. Il corpo si rigenera costantemente, per alcune cellule c’è un ricambio veloce, altre si rinnovano lentamente nell’arco degli anni, altre ancora non si rigenerano mai.

Pure nel nascere moriamo, moriamo come feto e veniamo al mondo abbandonando il dolce ventre materno. Finisce la calda osmosi con colei che ci ha generato nel brodo primordiale del liquido amniotico e veniamo catapultati nel mondo reale con il nostro peso specifico. L’urlo del neonato è un urlo di disperazione, anche se intorno a lui tutti ridono, lui piange. D’ora in poi dovrà fare i conti con la paura di non farcela a vivere autonomamente. Dal primo giorno la sua paura di morire sarà pari alla sua paura di vivere. Fin da bambino la morte sarà un segno distintivo ineluttabile, indifferente alle rivendicazioni di classe e di ceto sociale.

Il sarcasmo di questa visione ci introduce a una vecchia domanda: Come sarebbe la vita se non ci fosse la morte? Il caos regnerebbe sulla terra sovraffollata di esseri umani dove il tempo eterno si confonderebbe con lo spazio sempre più stretto. Certo si risparmierebbe sulla sanità, gli ospedali sarebbero inutili, e anche gli ospizi, i dentisti e gli estetisti, i cimiteri e le pompe funebri e chissà quanta altra cose. Non sapremmo più che significa perdere qualcuno, dovremmo avere una grande memoria per ricordarci tutte le infinite esperienze passate, faremmo fatica a riempire le giornate che ci attendono.

Ma per noi così abituati a morire è un po’ difficile da capire, oggi sappiamo solo che la morte gode di ottima salute e che di conseguenza tutto è incerto nella vita. L’unica cosa certa è che un giorno siamo nati e che prima o poi la incontreremo.

Web e Social

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